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Guillaume Faye (n. 1949) giornalista e scrittore francese. Diplomato all’Institut d’études politiques di Parigi e titolare di un dottorato in scienze politiche, è stato uno dei principali teorici del Groupement de Recherches et Etudes pour la Civilisation Européenne (GRECE), e dell’ambiente più tardi noto come Nuova Destra francese, nel periodo che va dal 1970 al 1986. In seguito sarà ispiratore di diversi ambienti etno-identitari presenti in tutta Europa.
«Oggi alla vigilia del XXI secolo che sarà di ferro e di fuoco, con poste in gioco colossali, gravido di autentiche minacce mortali per l’entità europea, ma anche per l’umanità, mentre i nostri contemporanei sono decerebrati dall’ideologia morbida e dalla società dello spettacolo, di fronte a un vuoto ideologico assordante, finalmente è possibile un pensiero radicale che può vincere e trovare nuove soluzioni, una volta impensabili. Le intuizioni di Nietzsche, di Evola, di Heidegger, di Carl Schmitt, di Guy Débord o di Alain Lefèbvre, sul rovesciamento dei valori, diventano realizzabili, come la nietzscheana filosofia col martello. Il nostro “livello di civiltà” ora è pronto, diversamente da quanto accadeva in un recente passato quando la coppia moderna XIX-XX secolo incubava il virus ma non pativa ancora l’infezione. (…) Il futurismo e l’arcaismo sono entrambi embricazioni di principi apollinei e dionisiaci, che furono sempre apparentemente opposti, mentre in realtà sono complementari. Il polo futurista è apollineo per il suo progetto sovrano e razionale di modellare il mondo ed è dionisiaco per la sua mobilitazione estetica e romantica dell’energia pura. (…) Bisogna riconciliare Evola e Marinetti. Il nuovo concetto di archeofuturismo attinge dal pensiero organico, unificante e radicale di Friedrich Nietzsche e di Martin Heidegger: pensare insieme la tecno-scienza e la comunità immemorabile della società tradizionale».