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Il Primato Nazionale n°43 . Direzione contraria

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Ultimamente il femminismo militante non se la sta passando tanto bene. Succede, quando un’ideologia si fa religione. Ai fedeli, infatti, è richiesta la più rigorosa aderenza alle credenze e alle pratiche del culto. Pratiche cheLaura Boldrini, però, ha bellamente calpestato, maltrattando e sottopagando le sue ex collaboratici. Una brutta botta per colei che si era autopromossa a paladina delle donne. E pensare che è stata esattamente una donna,Selvaggia Lucarelli, a gettare nell’abisso l’ex presidente della Camera. Prima che scoppiasse lo scandalo, sia la Boldrini che la Lucarelli, inflessibili officianti della confessione rosa, si erano peraltro scagliate contro Beatrice Venezi. Il motivo? La giovane musicista aveva avuto l’ardire di rivendicare il genere della sua professione: «Niente direttrice, chiamatemi direttore d’orchestra», ha dichiarato dal palco dell’Ariston davanti a milioni di telespettatori. Ed è proprio a Beatrice Venezi che il Primato Nazionale ha voluto dedicare la copertina del numero di aprile.

In una bella chiacchierata con Fabrizio Vincenti, il giovane direttore d’orchestra si racconta a 360 gradi, rispondendo anche alle critiche di Boldrini e Lucarelli. Ai taccuini del Primato Nazionale, infatti, la Venezi non si fa problemi a ribattere frontalmente ai suoi tanti detrattori. Donna colta e raffinata, non ci sta a essere strumentalizzata da chi ha eretto il femminismo più bigotto al rango di tirannia linguistica: «Io non volevo sollevare un polverone: semmai è qualcun altro che se n’è approfittato per riemergere dalle ceneri», dice con elegante determinazione. Insomma, è un’intervista piacevole e frizzante da leggere tutto d’un fiato.

Ma ovviamente non si parla solo di Sanremo e femminismo sulle colonne del Primato Nazionale. Anzi. Il nuovo numero del mensile è aperto da due inchieste a firma di Francesca Totolo e Guido Taietti. L’autrice di Inferno Spa ci porta nel mondo dei «transatleti», ossia quegli atleti transgender che, gareggiando con le donne, stanno facendo incetta di medaglie ai danni di un’intera generazione di sportive. L’autore di Stregoneria politica, invece, ci fa conoscere più da vicino l’ambiente dell’anarco-insurrezionalismo, che secondo i servizi segreti italiani rappresenta il gruppo eversivo più pericoloso. Per quanto riguarda invece gli ultimi sviluppi dell’isteria politicamente corretta, c’èAdriano Scianca che si avventura nel pianeta degli antirazzisti. D’altra parte, ha fatto troppo rumore il caso della poetessa afroamericana Amanda Gorman per non parlarne: in pieno 2021 abbiamo scoperto che una nera non può essere tradotta da un bianco. Non sarà mica che sono proprio gli antirazzisti a essere ossessionati dal colore della pelle?

Insomma, anche questo numero del Primato Nazionale è ricco di approfondimenti e contenuti inediti. Con uno sguardo sì ben radicato in Italia, ma aperto anche alle correnti culturali più vivaci d’oltralpe. In questo senso, il direttore del mensile prosegue il suo viaggio alla scoperta del prometeismo intervistando il francese Romain d’Aspremont, che ai nostri lettori dice con forza: «La destra si riappropri del fuoco della tecnica». È invece in terra di Germania che approda Valerio Benedetti per conversare con Günter Maschke, il massimo esperto vivente di Carl Schmitt: da dove nasce l’intolleranza del pensiero unico? Qual è il destino dei popoli europei? Queste alcune delle domande poste dal Primato al grande intellettuale tedesco che, mosso dalla sua caratteristica vis polemica, non ha certo tradito le attese.

Largo spazio, poi, alla nutrita galleria delle rubriche, in cui il Primato ospita le penne più affilate del sovranismo italiano: da Vittorio Sgarbi a Simone Di Stefano, da Caio Mussolini ad Alessandro Meluzzi, per arrivare fino a Matteo Brandi, Marco Scatarzi e tanti altri. Infine, è da segnalare la nascita di due nuove rubriche. Dopo averci deliziato con il Paese normale: fatti e cronache di ordinaria integrazione, Cristina Gauri inaugura in questo numero Mondo cane, in cui ci somministrerà le sue «pillole di disagio politicamente corretto», ovviamente sempre condite dalla sua inconfondibile ironia. Chiude il numero la nuova rubrica delle lettere al Primato, curata da Francesco Borgonovo, che risponde (e risponderà) alle domande poste direttamente dai nostri lettori.

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