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Il Primato Nazionale n°45 . La diversità è ricchezza

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A metà maggio l’Espresso ha fatto molto discutere mettendo in copertina un «uomo incinto». O meglio: si trattava di una donna transessuale che, nonostante la transizione, si è comunque ritrovata in stato interessante. Sul pancione della «donna barbuta» campeggiava lo slogan «la diversità è ricchezza». Ecco, di fronte al culto dell’ideologia gender officiato dall’Espresso, il Primato Nazionale ha deciso di rispondere a tono: usando lo stesso stile grafico e lo stesso motto, ma mettendo in copertina una donna incinta. Ribaltando, così, il senso del messaggio.

A spiegare i motivi di questa scelta provocatoria è Adriano Scianca, direttore del mensile sovranista: «L’impatto simbolico di quella copertina dell’Espresso, rispetto all’immaginario e alla sensibilità femminile, appare devastante. Se tutto è donna, niente è donna. La donna non esiste, è un’illusione, un miraggio». E, in quel contesto, la scritta «La diversità è ricchezza» non può che risultare grottesca, «uno schiaffo alla logica e una presa in giro, dato che il messaggio lanciato era esattamente l’opposto: nessuna diversità e nessuna ricchezza, ma solo una pappa fluida e indifferenziata in cui tutti possono essere tutto». «La vera diversità e la vera ricchezza – conclude Scianca – è semmai quella di uomini e donne che tornino a guardarsi negli occhi, che si rispecchiano gli uni nei corpi splendidamente diversi delle altre».

Sempre in tema di (vera o presunta) «diversità», il nuovo numero del Primato Nazionale è aperto da un’inchiesta di Cristina Gauri sulle finte aggressioni omofobe in Italia: una lunga sequela di denunce, poi risultate false, che hanno contribuito ad alimentare la narrazione mediatica a favore del controverso ddl Zan. A suon di bufale, ovviamente. Tra coloro che più si sono spesi per questa legge liberticida, c’è anche Fedez, la cui funzione è stata analizzata in un articolo di Valerio Benedetti. Che spiega i motivi per cui sarebbe un errore imperdonabile sottovalutare lui e gli altri influencer che – è un fatto – stanno diventando figure centrali del dibattito pubblico. Rimanendo poi in argomento censura e politicamente corretto, sono da menzionare una bella intervista a Svevo Moltrasio – il protagonista della web serie Ritals, che ha riscosso molto successo proprio per aver messo alla berlina il bon ton linguistico dei progressisti – così come un contributo sui suprematisti dalla pelle nera: da Malcolm X a Farrakhan, esiste infatti un ricco filone segregazionista nella cultura afroamericana che è stato ricostruito con dovizia di particolari da Alfonso Piscitelli.

Tra i numerosi approfondimenti culturali del Primato Nazionale si segnalano inoltre una recensione del best-seller di Julien Langella sui cattolici identitari, un articolo sui martiri fascisti della lotta alla mafia e un estratto esclusivo del «memorandum di Darmstadt», ora tradotto in italiano: si tratta di un documento storico eccezionale, che raccoglie tutti i crimini commessi dagli Alleati in Germania dopo la fine della guerra – un documento che doveva essere presentato al Tribunale di Norimberga, ma che fu prontamente sequestrato dagli americani. Per il resto, non può poi mancare la consueta galleria delle rubriche, in cui il Primato Nazionale ospita le penne più affilate del sovranismo italiano: da Vittorio Sgarbi a Simone Di Stefano, da Caio Mussolini ad Alessandro Meluzzi, per arrivare fino a Matteo Brandi, Marco Scatarzi e tanti altri. Chiude il numero la rubrica delle lettere al Primato, curata da Francesco Borgonovo, che risponde (e risponderà) alle domande poste direttamente dai nostri lettori.

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