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Il Primato Nazionale n°52 . Ritorna sempre lui

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IL PRIMATO NAZIONALE  – GENNAIO 22 – NUMERO 52

Sarà un 2022 lunghissimo. Il centenario della Marcia su Roma con cui, il 28 ottobre del 1922, le camicie nere presero il potere, cade in un’Italia resa incattivita e paranoica dal Covid, in cui l’abuso di potere si manifesta in modo ormai decomplessato.

L’avvicinarsi (forse…) del ritorno alle urne, alle quali i partiti «sovranisti» arriveranno in vantaggio (quasi loro malgrado, va detto), farà il resto. Sarà l’anno del ritorno del fascismo, insomma. L’ennesimo.
L’avvento sulla scena politica di Mario Draghi, del resto, ha svuotato i partiti di ogni contenuto e di ogni significato. Le tradizionali agende politiche non vogliono più dire nulla, i principali leader politici non hanno più nulla di sensato da raccontare o su cui dividersi.
Cosa resta, allora, per mostrare agli elettori di essere vivi, per far finta di essere diversi dai dirimpettai politici con cui si divide lo stesso governo? Le polemiche identitarie, ovviamente. Quella sul fascismo, poi, tira sempre. È perfetta per dare legittimazione a un sistema che più delegittimato non si può. Prepariamoci anche a un’alluvione di testi e testicoli sulla storia delle destre, fascismo eterno, cent’anni di eversione e via delirando.

Non sono molti i movimenti andati al potere 100 anni fa, sconfitti militarmente ormai quasi otto decenni orsono, eppure in grado di polarizzare ancora l’opinione pubblica in maniera così forte, riuscendo anzi ad apparire ad alcuni come il più grande pericolo inscritto nel nostro… futuro.
Solo questo dato dovrebbe far capire cosa il fascismo abbia smosso nell’immaginario della modernità.
Noi oggi riusciamo a storicizzare il Sessantotto, la guerra fredda, persino l’attentato alle Torri gemelle, ma non il fascismo, che conserva una perdurante attualità anche solo come «negativo» del sistema dominante. Tale circostanza è del resto comprovata dal fatto che il principale capo d’accusa che storici e intellettuali rivolgono al fascismo varia nel tempo, a seconda di come cambia l’agenda della sinistra: qualche decennio fa, siccome la sinistra era prevalentemente marxista, si trattava sempre di dimostrare come il fascismo fosse stato la forma più bieca di reazione di classe alle legittime rivendicazioni operaie.

[dall’editoriale di Adriano Scianca]

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