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Nuccio D’Anna.
Il nome di Julius Evola è ormai definitivamente uscito dall’anonimato in cui era stato confinato. Non si contano più i libri e gli articoli che analizzano la sua opera, spesso con circospezione e pregiudizio, raramente con mentalità aperta di ricercatore o di studioso attento. Qui viene analizzata l’altra faccia, una delle tante altre facce, del poliedrico autore di Rivolta contro il mondo moderno, quella meno riconducibile alla mentalità moderna, meno etichettabile nell’ambito dei vari schieramenti: quella dello studioso delle dottrine spirituali delle varie Tradizioni dell’umanità, che incidono nella trasformazione interiore dell’uomo. È in questa prospettiva che l’interesse di Evola per le dottrine sapienziali d’Oriente e d’Occidente viene inquadrato, in particolare la sua ricerca e conoscenza della Tradizione indù, comparata con quella di altri studiosi, come Guénon e Coomaraswamy. Per fare questo si deve tener presente che Evola cominciò ad interessarsi alle dottrine indù quando queste erano studiate solo o quasi esclusivamente dal punto di vista filologico o al massimo filosofico. Malgrado ciò è chiara sempre la sua volontà di cogliere l’essenza più profonda, quella spirituale, della civiltà indiana.
