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L’immagine del samurai, indissociabile da quella del Giappone tradizionale, è diventata lo stereotipo del cavaliere che fa uso della sua spada per tagliare teste o che parte all’assalto del nemico per dar prova del proprio ardore e coprirsi di gloria.Dopo la sua scomparsa, il samurai è stato innalzato al rango di eroe nazionale, mitizzato, e in Giappone non passa giorno senza che un’emittente non ricordi, per mezzo di film o serie televisive, le sue meravigliose imprese.Ma di quale eroe si tratta?Ad Aude Fieschi, più che raccontare le celebri battaglie che decisero l’egemonia di un clan o dell’altro, interessano soprattutto le motivazioni di questi guerrieri – nate dalle grandi correnti di pensiero che prevalsero in Giappone tra il XII e il XIX secolo – e l’educazione morale, religiosa, filosofica, oltre che militare, che veniva inculcata loro fin da bambini, senza la quale non si può comprendere quel particolarissimo codice di valori che è il bushido, la Via del Guerriero, il cui fine ultimo è il raggiungimento della perfezione.Ma la costante ricerca della perfezione che guidava i samurai si manifestò anche nella pratica delle arti, che talvolta essi segnarono durevolmente con la propria impronta, come nella cerimonia del tè, nel gioco del go o nella meditazione zen. Le figure del samurai sono molteplici e molto più ricche di quanto le apparenze non lascino credere: questo saggio ne svela la realtà attraverso la loro storia, che è anche quella del Sol Levante, gettando uno sguardo sotto la loro maschera, alla scoperta di quegli uomini che con tutta la loro ricchezza e la loro diversità, dominarono il Giappone per sette secoli.