È notte sulla politica, notte fonda. In Italia è eclissi. Ad oscurarla potenti forze, fruttuose connivenze, interessi organizzati ad essa antagonisti. Princìpi e valori come separazione dei poteri, sovranità istituzionale e monetaria, libertà di pensiero, ordine naturale, giudicati anacronistici, rappresentano simboli da smantellare o da aggirare attraverso scorciatoie fraudolente, oppure ricorrendo al grimaldello ideologico dell’ipocrisia.
Gli esempi non mancano: dalla pandemia al “governo dei migliori”, dall’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica al “sistema lobbistico” della giustizia, dalla libertà di stampa al conflitto russo-ucraino.
Ciò che preoccupa è la libertà di pensiero che dovrebbe essere garantita ad ogni cittadino, il quale non appena contravvenga ai precetti del pensiero unico viene criminalizzato e amabilmente invitato ad abiurare o dimettersi. La infowar che stiamo subendo ne è un emblematico esempio: uccide le coscienze, anzi le allena all’autocensura.
Certo giornalismo alimenta così l’illusione ottica e cognitiva di veder soddisfatto lo speculare diritto di informare e di essere informati e di rendere, al contempo, un adeguato servizio alla politica, intesa come tutela e promozione della coscienza collettiva. In realtà si rivela spesso un moltiplicatore di falsità, non sempre inconsapevole, funzionale alla notte della politica.