Costui è per Haudry principalmente un esempio di fuoco divino specificatamente indoeuropeo, provvisto di un eloquio ardente e spregiudicato, unito ad un comportamento a tratti pericoloso e ambiguo, così come i suoi numerosi omologhi quali Prometeo, Hermes, Liber Pater, Agni o Rudra.
Le numerose interpretazioni accademiche – riportate nel saggio introduttivo – che si sono succedute in merito a Loki fanno dunque pienamente giustizia del suo carattere multiforme, spesso aduso ai travestimenti, alle maschere e all’inganno. A Loki infatti si sono dedicati prima J. De Vries con il suo The Problem of Loki, e poi G. Dumezil con il suo Loki.
I collegamenti al mondo vedico indiano, all’epica greca e al folclore celtico rendono più chiaro il rapporto tra Loki e l’elemento del fuoco, in particolari accezioni che l’attento lavoro filologico e linguistico del professor Haudry rivela in maniera evidente.
La figura di Loki viene quindi definitivamente riconsegnata all’autentico pantheon indoeuropeo sgombrando il campo da interpretazioni cristianeggianti, gnostiche o di presunte origini preindoeuropee di questo «fuoco della parola» germanico.