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Il profilo mitologico della ninfa Anna Perenna, il cui giorno a lei dedicato (15 marzo) inaugurava l’inizio del nuovo anno nel calendario arcaico romano, era finora sempre stato abbinato all’area pertinente le divinità della fertilità, del rinnovamento ciclico, dell’eros terrestri. La scoperta, alla fine del secondo millennio, nel quartiere capitolino dei Parioli, del santuario in suo onore, ne ha però profondamente mutato il carattere gioioso, beneaugurante e gaudente attribuitole: i materiali ritrovati all’interno del sito ci raccontano un’altra storia. La semidea del fiume Numicio emerge qui nel suo volto notturno e mortifero, apportatrice di disgrazie e stregature richieste da chi le si rivolge per annientare nemici personali o trarre comunque vantaggi materiali a scapito altrui. Lo attestano le numerose defixiones e dagydi (statuette di maleficio trafitte o incapsulate in astucci plumbei), ben conosciute dall’antichità ai giorni nostri nei rituali di ‘magia aggressiva’.
Il presente lavoro intende affiancarsi all’indagine svolta in sede accademica da archeologi, storici delle religioni, glottologi e paleografi, scandagliando questo inaspettato lato ‘infero’ nei suoi risvolti ‘occulti’, per lo più tralasciato, quando non travisato, dagli ‘addetti ai lavori’ ufficiali. Ne scaturiscono nuove suggestioni ed ipotesi esegetiche che potranno dare impulso, in futuro, ad ulteriori approfondimenti capaci di restituire un ritratto ‘a tutto tondo’ delle prerogative e degli attributi ascrivibili a questa figura femminile, di natura e provenienza controverse, comunque non tanto ‘minore’ nel pantheon romano della Repubblica e poi dell’Impero vista la sua presenza ininterrotta attestata per almeno dieci secoli.
