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La caratteristica principale del Mussolini alla vigilia della sua morte e l’Europa non è solo quella di rappresentare il testamento spirituale del condottiero italiano a poco più di venti giorni dalla sua tragica fine. Bensì, di essere un libro scritto da Pierre Pascal, uno dei più grandi poeti francesi del ‘900 che visse e lavorò per quarantacinque anni in Italia.
Yamatologo, iranista, scrittore, traduttore, editore e soldato, conoscitore di molte lingue antiche e moderne, Pascal ebbe una vita letteraria e umana intensissima. Unico occidentale ad avere l’onore di essere ammesso dell’Accademia Imperiale della Foresta dei Pennelli e di essere considerato al pari degli eroi giapponesi dall’Imperatore Hirohito, lavorò anche per l’Ambasciata iraniana presso la Santa Sede ai tempi dello Scià.
Discepolo di Charles Maurras, amico di d’Annunzio, Mishima, Henry de Montherlant, Guenon ed Evola, fu volontario in Spagna con i franchisti, in Marocco con i legionari contro i ribelli del Rif e nell’ultimo conflitto mondiale con i francesi di Vichy, tanto da seguirne persino le sorti nel castello di Sigmaringen.
Intellettuale cattolico e profondo conoscitore dell’esegesi cristiana incontrò più volte Padre Pio, ma si dedicò anche allo studio delle Scienze Tradizionali grazie a maestri del calibro di Alex Carrel, Armand Barbault e Raymond Abellio.
Curato da Federico Prizzi, questo libro rappresenta un vero e proprio “viaggio letterario” nell’opera pascaliana che ha visto pure la partecipazione di firme prestigiose del calibro di Sandro Giovannini, Gabriella Chioma, Renato Del Ponte e Silvano Panunzio che, con i loro studi inediti, presentano al lettore un quadro completo della vita letteraria del grande poeta francese.