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Non l’autorità, non l’ambizione, non gli allettamenti del danaro, non la tronfia vanagloria del sapere scolastico costituiscono l’abito morale del medico che cerca nell’amore per i suoi simili e nella difficile via dell’esperienza la misura di una religiosa missione. Prende forma nella figura del medico – che è per Paracelso il “sapiente” in tutta la sua completezza la nuova dignitas dell’uomo del Rinascimento, orgogliosamente consapevole del suo compito che non è “salvarsi la vita, ma compiere la propria opera”. In nome di questa dignitas, per salvaguardarla e onorarla, Paracelso impugna lo staffile contro la canea dei suoi avversari che hanno ripudiato l’esperienza e l’insegnamento della natura. […] Le intemperanze verbali del Paragrano, la crudezza della polemica, la severità e il sarcasmo dei giudizi con cui Paracelso marchia a sangue i vari doctores delle università fanno pensare a Lutero e più ancora, forse, a uno spirito congeniale, Giordano Bruno. Paracelso scende in campo con corazza e lancia, catafratto contro i nemici e ben attento ai colpi di taglio e di punta: questo suo libro è un torneo in cui prevarrà il migliore e soltanto le opere ne daranno testimonianza. V’è in quest’anima di lottatore e di riformatore la coerenza di un ideale filosofico vissuto intrepidamente così da plasmare la sostanza etica della vita, e insieme la consapevolezza di chi si leva contro le venerazioni di millenni in nome di una verità che può sembrare temeraria e assurda.” (Ferruccio Masini)
ULTIMA COPIA ED 1988