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Dalle nebbie di un tempo mitico emerge la figura di un guerriero, di un re, di un uomo. È Romolo, il fondatore della città che dominerà il mondo. Il lettore troverà in queste pagine una natura selvatica e incontaminata, impregnata di presenze numinose; una successione di epiche battaglie, in cui si farà onore l’eroe eponimo di una civiltà nascente; una rete di intrighi, tradimenti, colpi di scena; ma soprattutto la discesa nell’animo di un uomo assurto al rango di leggenda, indagato nei suoi sentimenti violenti e, sopra ogni altro, nel complesso rapporto di amore-odio che lo lega al gemello Remo. “Romolo – Il Fondatore” è il primo capitolo di un ciclo che farà luce su un periodo poco frequentato dalla letteratura storica, la monarchia romana, attraverso il canto delle vite avventurose dei sette re della “Caput Mundi”.
Il sangue scorreva da tre profonde lacerazioni. Sull’armatura erano ben visibili i segni dei colpi inferti, che avevano piegato il metallo e deturpato le decorazioni. Ma era vivo. Egli, Romolo di Settemonti, era vivo, e Amulio, re di Alba, morto ai suoi piedi. Sovrastava il cadavere dall’alto di un fisico monumentale, in equilibrio sulle gambe malferme, il braccio sinistro inerte lungo il fianco, il destro che reggeva a malapena la spada. Il cuore sembrava voler uscire dalla cassa toracica, per quanto pulsava. I polmoni divoravano aria. Ai suoi piedi, giaceva il corpo dell’uomo che aveva sfidato e vinto.