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Note sulla postmodernità

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Da dove veniamo?
Quali sono quei valori sociali che si sono progressivamente imposti per costruire ciò che abbiamo chiamato modernità ma che, in fin dei conti, non è stata altro che la “postmedievalità”? Lo sappiamo bene: niente è eterno. Tutto cade, tutto passa, tutto prima o poi stanca. Ciò che fino a poco tempo fa ci sembrava evidente è stato elaborato e prodotto a partire dall’implosione del Medioevo. Un’espressione di Comte può riassumere bene l’evidenza del moderno, il suo perno: reductio ad unum. È vero, in effetti, che da quel momento storico l’unità del mondo e delle rappresentazioni ha lentamente e progressivamente prevalso. Tale unificazione è particolarmente evidente per ciò che concerne il politico, il sociale, l’ideologia.

Cosa sta accadendo ai baluardi del moderno?
Allo stesso modo della sua declinazione architettonica, la postmodernità è quindi una costruzione plurale fatta di “pezzi” differenti. Il testo tenta di chiarire le caratteristiche di questo mosaico insistendo su alcuni aspetti: la critica della doxa individualista; l’importanza del ludico e della funzione archetipale; la necessità di mettere in gioco, contro il razionalismo dominante, la “ragione sensibile”; l’aspetto essenziale dello spazio, ovvero il fatto che, in misura sempre maggiore, il luogo è il legame.

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