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Yoga . Sovversivi e rivoluzionari con d’Annunzio a Fiume

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COD: ISBN: 9788879846424 Categoria:

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Nel novembre 1920 Giovanni Comisso e Guido Keller fondano a Fiume «Yoga» una rivista settimanale di cultura e politica, di cui furono pubblicati solo quattro numeri, i cui articoli in questo libro vengono per la prima volta pubblicati in trascrizione integrale.
«Yoga» vide la luce il giorno dopo la firma del trattato di Rapallo, che dopo poco più di un mese avrebbe portato alla conclusione dell’avventura fiumana con il “Natale di sangue”. Non si trattò di una rivista della proterva sopravvivenza del fiumanesimo oltre e contro il corso della storia, non fu caratterizzata dalla malinconia di un tramonto alle porte, ma piuttosto fu la reazione vitalistica e rivoluzionaria di due intellettuali che aderirono con convinzione e passione al progetto dannunziano formalizzato nella Carta del Carnaro. Speravano di imprimere alla storia d’Italia un nuovo corso fondato sull’antiparlamentarismo, l’antipartitismo, l’anti-industrialismo (in nome della vocazione agricola e marittima dell’Italia), l’antieuropeismo (risultato dell’egemonia anti-italiana emersa della pace di Parigi) e l’antimperialismo (in polemica con la politica espressa dai paesi della Società delle Nazioni).
Da Fiume avrebbe dovuto iniziare una rivoluzione nel segno della poesia, della bellezza, dell’autodeterminazione popolare, della supremazia dello spirito sulla materia.
Di «Yoga» si sa poco o niente, anche a causa della difficile reperibilità dell’intera collezione. In quei quattro numeri vi è un piccolo tesoro di prose d’arte (firmate da Comisso, de Pisis e altri anonimi redattori), di riflessioni sulla complessa situazione fiumana all’indomani della promulgazione della Carta del Carnaro e della firma del trattato di Rapallo, di polemiche politiche e artistiche.
In questo libro Simonetta Bartolini ricostruisce la storia di «Yoga» e dell’omonimo movimento nato nella “città di vita” nell’estate del 1920, del difficile rapporto di Comisso e Keller con l’amato/odiato d’Annunzio, tracciando un minuzioso percorso interpretativo che – fuori dal cliché filofuturista o addirittura pre-sessantottesco – ricolloca finalmente nella corretta prospettiva storica questo tassello di fiumanesimo degli intellettuali.

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